Una Dea nella Grecia micenea

a-ta-na-po-ti-ni-ja : Atanapotnia (in un frammento in Lineare B da Cnosso , ma esistono molte altre -potniai-, legate a singole localita', o edifici, come la "dapuritojo potinija" /Dea del Labirinto, ancora in Cnosso, o anche animali). Anche una Potnia tout-court viene citata nei documenti, senza ulteriori specificazioni, il cui culto sembra essere stato molto attivo.



Atena a Delfi

Statua di Atena a Delfi
Dal contesto che seguirà una Divinità antitetica,
concettualmente e temporalmente, alla Dea Madre.

..E' possibile che la Atena del mondo ellenico classico sia stata in tempi micenei la Atana Potnia delle tavolette in Lineare B...? L'identicita' del nome sembrerebbe non lasciare dubbi eppure l'analisi filologica rende insicura questa identificazione: l'appellativo in epoca classica sarebbe stato "Potnia Atana". Il legame tra la citta' di Cnosso e Atena sembra essere proseguito comunque anche dopo il periodo miceneo.
Per i Greci e i Romani dell' eta' classica era una naturalezza identificare la greca Pallade Atena con la romana Minerva, Dea, vergine, della saggezza, della guerra e della medicina, così come gli storici e gli etnologi moderni parlano di "Pantheon (l'insieme di tutte le divinita') indo-europeo", ma noi sappiamo che nella mitologia e nell' arte gli attributi e la "fisionomia" di una "divinità" spesso si confondono con quelli di un' altra, e, specialmente, alcune tradizioni popolari, col passare dei secoli, superano il "conservativismo" di una religione. In questi ultimi anni e' stata proposta anche un' origine afro-asiatica (egiziana) della dea (Black Athena), tramite Creta, con argomenti filologici ed etnografici, ed anche molta polemica. Il nome latino oltretutto "suona" molto etrusco: forse Minerva potrbbe essere stata un'importazione greca tramite gli Etruschi.
D'altro canto sia i Greci che i Romani, in epoca classica, accettavano molto volentieri culti di altre religioni sul loro territorio.
Diverso può però essere stato l' atteggiamento degli antichi Elleni navigatori del Mediterraneo: da Omero sino ai grandi tragici, si può leggere come questi uomini trovassero in tutto il mondo allora conosciuto templi e altari dedicati, secondo loro, a Giove, a Afrodite e altri Dei. Cercavano insomma di rendere le altre religioni simili a quella greca. E quando non ci riuscivano trattavano questi stranieri da barbari..Nonostante ciò l'espressione pasiteoi = "a tutti gli dei" su diverse tavolette ha fatto pensare che a Creta, forse proseguendo una tradizione minoica e per un certo carattere cosmopolita, venissero venerate anche divinita' straniere insieme a quelle locali.
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Nulla o quasi ci è noto della religione minoica, di quella religione cioè che venne praticata fino all' arrivo dei popoli indoeuropei nell' area mediterranea. Conosciamo i luoghi di culto (grotte, santuari di vetta, locali particolari all' interno dei grandi palazzi), gli oggetti di questo culto (Dea coi Serpenti, Dea con gli Animali, forse anche serpenti come potenze ctonie [ctonio: da ctonio = terra] ) , gli altari, le fosse sacre, i Simboli (la doppia ascia, le corna di consacrazioneCorna di consacrazione(?),Museo di Iraklio, probabilmente con precedenti nei bucrani anatolici), forse sappiamo anche qualcosa di alcuni rituali (processioni e sacrifici), ma di questo culto, sicuramente legato a quello della Madre Terra (forse un monoteismo "al femminile"), di origine minoica e prima ancora neolitica, anatolica, sfugge l' essenza filosofica, il pensiero. Solo più tardi, verso la fine dell' Era micenea, sarà possibile, tra la moltitudine di Dei e Dee già classici (Giove, Posidone, Efesto, Dioniso, forse Artemide e altri) intravedere figure più arcaiche.
E' difficile tuttavia, se non impossibile, cercare nelle fattezze di queste statuine di terracotta, quelle classiche delle sculture del Partenone o della Roma imperiale, data anche la difficoltà di distinguere tra Dee e Sacerdotesse.
piattaforma

Una piattaforma per sacrifici presso l' acropoli di Tirinto

Idolo
Stanza delle Piattaforme
Uno degli "Idoli" rinvenuti a Micene in un' area di culto, con una foto del tempio dove si trovava, ora ricoperta  locale di culto. Il sito sembra essere stato abbandonato (sconsacrato) già prima del collasso della città o forse sigillato per proteggere dalle depredazioni gli arredi sacri.
E' interessante notare come, perlomeno a giudicare dai testi a mia conoscenza, quasi esclusivamente uomini vengano citati come persone incaricate di una funzione pubblica (wanaka, lawagetas, damokoros e altro..push), mentre rappresentate (affrescate) in relazione a funzioni religiose, siano solo donne. Esistono anche statuine (idoli) di (probabile) sesso maschile, ma sono di fattura molto rozza: forse di significato "apotropaico" (di scongiuro, di esorcizzazione).
Nella foto accanto l' immagine di una sacerdotessa (o forse una principessa, dato il suo copricapo) affrescata nell area di culto di Micene (XIII sec.).Secondo J.Chadwick, nel libro "Il mondo miceneo", invece si tratterebbe proprio della rappresentazione di una -potnia- come Dea "protrettrice" dell' adiacente laboratorio dei fabbri. Ancora, secondo L.Godart, sarebbe questa una rappresentazione di Demetra, la Madre Terra, con nelle mani delle spighe di grano.
Dea con fiori
In una tavoletta della fine del XIII secolo (TH Fq126), rinvenuta a Tebe negli scavi della via Pelopida, e' possibile trovare una continuita' tra i culti della Grecia micenea e quelli della Grecia classica, una mescolanza. Questo e' il testo della tavoletta:

TH Fq126

Il testo tradotto letteralmente (vedi nota ) significa:...quando (ote) è stato effettuata (teto) l' offerta (tuwo) alla Madre Terra (ma-ga)  di T1 quantità di orzo (ideogramma di orzo)  e V1  a [Giove] portatore di frutti (oporei)  di V1 Z2  e alla figlia (kowa) [Persefone,Proserpina] V. Nel Glossario a cura di J. Piquero viene data come più probabile per o-po-re-i la traduzione "delle montagne". Tre Deita' (in effetti formanti una Triade, rappresentata tra l' altro in un gruppo in avorio molto bello ritrovato a Micene freccia ) sono qui destinatarie delle offerte, di cui una, Giove, appartiene alla tradizione indoeuropea e un' altra la Ma Ga, Demetra, la Madre Terra, fa parte dei culti della rivoluzione agricola del Mediterraneo neolitico: una convivenza quindi delle due tradizioni, che verrà proseguita ancora nella Grecia classica con un lento prevalere della religione antropomorfista e panteistica indoeuropea. E' innegabile l'influsso artistico minoico sulla Grecia micenea, mentre resta indeterminato quello cosmogonico e cerimoniale.
Festo
Palazzo di Festo.
 Questi piazzali con gradinate (chiamati anche teatri) sono sempre presenti nei Palazzi cretesi mentre mancano in quelli micenei: si pensa che a Creta vi venissero officiate cerimonie pubbliche tra cui danze, recite, tauromachie e esercizi ginnici come il famoso "salto del toro in corsa" raffigurato in affreschi e anche statue. In alcuni piazzali sono ancora presenti altari per le offerte dei sacrifici. Anche se una certa tradizione presenta i Minoici come dei pacifisti sottomessi dai bellicosi Achei, viene l'idea che certe spianate (come quella di Malia) possano essere state adoperate anche come Piazza d'Armi per esercitazioni e sfilate di Armate.

Dea Madre

Dea Madre (della fertilità) da Tell Halaf (Siria), V-IV millennio a.C.

E' una Dea legata alla lenta "scoperta" dell' agricoltura nella fine dell' Età della Pietra. L' associazione dei processi di semina e raccolta alla fecondazione e alla nascita fecero nascere nello spirito di quegli uomini un paragone della fertile terra con una entità femminile. E' un fenomeno conosciuto anche da altre culture: la Pacha Mama del centro e sud America è una figura probabilmente coincidente con la Dea Madre mediterranea, per esempio. Questa è una grande semplificazione: in realtà la Pacha Mama è una Dea molto complessa (e questo sarebbe naturale se si pensa ad un "monoteismo"), mentre della Dea Madre mediterranea del Neolitico, chiamata più tardi Demetra (o anche Cerere per i Latini) non si sa assolutamente niente: il collegamento con l'agricoltura dell' immagine sopra riportata è, per quanto ne so, puramente teorico. Anche sulla continuazione nel bacino del Mediterraneo del culto della Dea Madre non vi è accordo: dopo Demetra (per motivi filologici) sembra ora che le Dee dell' Amore possano attribuirsi questo titolo: Afrodite, Astarte e Iside, rispettivamente per i Greci, i Babilonesi e gli Egiziani rappresenterebbero appunto una tale continuazione: si tratta evidentemente di un argomento molto discusso.
Dea dei Papaveri
Dea coi papaveri (da Gazi, Creta)
La statua in terracotta è del XIII sec. Vi sono altre due statue molto simili ma con un copricapo diverso.


Scena orgiastica su un anello in oro da Micene. Queste ed altre simili rappresentazioni hanno fatto pensare all' uso di allucinogeni. Lo scopo della "cerimonia" doveva essere quello di sollecitare l' epifania (apparizione o forse anche incarnazione) di una divinità. La larghezza dell' anello nel suo diametro più grande è di meno di 3 cm. e si immagina che gli artigiani per ottenere tanta minuzia di particolari, lavorassero con lenti di cristallo di rocca, anche se sinora non se ne è trovato alcun esemplare.

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E forse, quello che oggi noi possiamo studiare e ammirare è solo il lato apollineo della nuova religione importata dagli Elleni, collegata a quella indiana e a quella romana, la religione degli invasori indoeuropei : quello originario, molto più vero e vicino ai culti mediterranei, resta nascosto nei misteri dei riti dionisiaci, orgiastici, che molto meglio si accorderebbero con la tragicità e il "colore" di certe raffigurazioni..

Nota: secondo la definizione del filosofo tedesco Nietzsche ,l' arte greca poteva essere divisa in due grandi categorie : l' arte apollinea , la scultura: quella dell' equilibrio delle forme, della calma, delle attese; e l' arte dionisiaca, in specialmodo la musica, ma anche quella della pittura vascolare: quella della sfrenatezza, della ebrezza, dell' eros e delle menadi. E forse, anche allora, vista la frequenza con cui e rappresentato, il papavero non era soltanto un "fiore". E' certo che sia i Micenei ma forse ancora di piu' i Minoici ricorressero a piante allucinogene e a danze rituali per raggiungere uno stato di "trance", non si sa se collettivo o riservato solo ai celebranti le funzione religiose. Comunque è oramai accertato che, come gia' avevano sospettato saggi dell' epoca classica come Plutarco, le profezie della Pizia a Delfi nell' oracolo di Apollo, avessero luogo sotto l' influenza di etilene emanato da fessure nella roccia. Nell'Odissea Elena prepara per Telemaco una bevanda con un "farmaco" chiamato nepenthes nepenthes per calmare il suo pianto e la sua ira e nei classici greci e latini viene spesso citato il mekonium probabilmente riferendosi ambo le sostanze all'oppio. Non bisogna trascurare quindi un eventuale uso di queste piante come analgesici o medicamenti oltre che per l'uso religioso o conviviale.

Dea dei serpenti

Dea con i serpenti da Creta (XVII sec)

Due statuette in ceramica di questa Dea con l'aria minacciosa, forse immagini votive o forse di culto, risalenti al XVII sec.a.C., sono state rinvenute a Creta. Qui un bell'articolo sulla faience.
pushCome hanno potuto i Leoni..?
Nobili,notabili e ..
La Scrittura dei Micenei
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La foto dell' area di culto e quella dell' anello cosi' come alcuni concetti generali sono stati ripresi dal libro I Micenei (The Mycenaeans)/Taylour L. William e da Mycenaean Cult Buildings/H.Whittaker
Per l' aspetto "filologico" del problema mi sono basato principalmente sul libro Die fruehgriechischen Texte aus mykenischer Zeit di S. Hiller e O. Panagl.
Per chi volesse approfondire l'argomento su apollineo e dionisiaco sono disponibili sul WEB delle pagine interessanti a cura di D.Zucchelli ("Dioniso è ancora tra noi" e altre)

nota
Questo sarebbe il testo trascritto in greco classico, anche se l' effettiva pronuncia delle varie parole resta incerta:

Trascrizione di TH Fq126

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indoeuropeo
Col nome di "indoeuropei" si indicano quei popoli (parte esistenti e parte scomparsi, per esempio latini, greci, ittiti, celtici, iranici, indiani, germanici, curdi, armeni, slavi..) legati da una comune parentela di linguaggio. Si pensa che il gruppo originario risiedesse nelle pianure vicino al Mar Caspio ( cultura dei Kurgan, secondo l'ipotesi della studiosa lettone M. Gimbutas ) o nell' Anatolia orientale e si sia espanso circa 6.000 anni fa (forse con la rivoluzione agricola del Neolitico o anche, meno pacificamente, sfruttando il cavallo come mezzo di trasporto per delle razzie). Altri studiosi parlano di circa 9.000 anni fa (probabilmente basandosi sull' analisi dell' odierno DNA umano). Per approfondire l'argomento è utile la pagina web The Anatolian hypothesis rigurdante gli studi di Colin Renfrew (oppure la corrispondente pagina in italiano L'Ipotesi Anatolica). Comunque la parola che è base della definizione delle lingue indoeuropee (oltre la grammatica) come lingue del "cento=100" (kentum, hekaton, hundred, cto, satem, etc..con un' espressione del tipo 'k^mtom come origine) è per me troppo moderna per una data così antica. Forse parole piu' semplici come padre, acqua, albero, latte possono vantare un' "anzianità" così alta, ma un' astrazione come il numero cento mi sembra improponibile per l'Età della Pietra. Forse questa parola ha indicato all'inizio non un concetto matematico ma un oggetto reale ("nodo"..?) e tutte le lingue indoeuropee l'hanno adoperata col significato di "cento". Comunque si tratta di un parere personale: non ho studiato linguistica o antropologia! Un altro esempio di parola abbastanza "moderna", venutami in mente partecipando da esterno al Minoan Seminar su FB, è "NAVE" che appare sia in sanscrito come nau/nava sia in greco come naus e anche in latino come navis: sinora non ho visto nei gioielli sarmatici raffigurazioni di navi: più probabile mi sembra l'ipotesi che la separazione delle stirpi greche, latine e inde sia avvenuta in epoca molto tarda e indipendentemente dalle stirpi germaniche che hanno preferito il nome ship/schiff legato al concetto di "scafo".
La definizione indoeuropeo contrappone questo gruppo ad altri come l' ugro-finnico (finlandese, ungherese, turco, giapponese, coreano, tibetano..) di popolazioni di razza mongolica e dravidico (tamil, forse sumero), parlanti tutti linguaggi del tipo agglutinante. Vorrei poter dire che il gruppo indoeuropeo è coincidente con le razze caucasiche, ma il ragionamento non e' cosi' lineare, purtroppo..Per esempio i caratteri dei visi di statue sumere o di cretesi minoici sono molto "occidentali", caucasiche, ma le loro corrispettive lingue non sono indoeuropee.. pushTorna a ..panteistica indoeuropea